Fonteggio (I)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Lo scorso articolo si è concluso menzionando la Cascina Caimera, sita ad ovest del Naviglio Pavese all’altezza di via Boffalora; spostandosi più a nord lungo lo stesso corso d’acqua (e passando alla riva est) si giunge, dopo circa un chilometro, al borgo di Fonteggio, costituito dal gruppo di edifici noto come Cascine Rosse, il cui nome corretto è Cascina Chiesa Rossa, e dall’edificio religioso da cui la cascina e la via adiacente prendono il nome: l’intitolazione corretta è Santa Maria la Rossa, e una volta si chiamava Santa Maria ad Fonticulum, o Santa Maria di Fonteggio (nome derivato dall’abbondanza di risorgive e fontanili nella zona), da cui il titolo dell’articolo.
La storia delle cascine nasce quindi da quella dell’antichissima chiesa, che fu edificata nel corso di secoli, come dimostra la stratificazione di stili architettonici differenti. Le prime pietre furono posate circa fra il IX e il X secolo, mentre l’aspetto attuale è quello che le venne dato dai rifacimenti voluti nel 1300 circa dall'allora badessa, suor Mafia dei Robacarri.
La chiesa fu costruita su un edificio sacro di epoca paleocristiana, come conferma la presenza di porzioni di muratura risalenti al periodo romano, dal II al V secolo; durante gli scavi del 1966, infatti, vennero portati alla luce i resti di una chiesa paleocristiana e un mosaico risalente al V secolo, a cui si aggiunsero, qualche anno dopo, quelli di una cella sepolcrale, risalente al II secolo. .
Presso il sacro edificio, al principio del XII secolo, si stabilirono alcune suore benedettine, e la loro prima Badessa, madre Bontà, chiese protezione all’Arcivescovo di Milano, Robaldo, nel 1139. Il territorio fu poi luogo di uno scontro bellico tra il settembre e l’ottobre del 1239: l’Imperatore dei tedeschi, Federico II (nipote del Barbarossa, il quale nel 1162 aveva parzialmente distrutto la chiesa), muovendo da sud, sopraggiunse infatti con le sue truppe a Cassino Scanasio, tra Gratosoglio e Rozzano. I milanesi cercarono di mantenersi tra la città e il campo nemico, e si accamparono a Fonteggio, dove poterono deviare le acque dei fontanili di modo che l’esercito nemico fu costretto a ritirarsi.
Il piccolo monastero presto decadde: nel 1302 le suore furono aggregate, con decreto di Papa Bonifacio VIII, al monastero delle ”signore bianche veteri”, cenobio di agostiniane che sorgeva a Porta Ticinese e che accoglieva di norma solo vedove. Alcune di queste si sarebbero così stabilite a Fonteggio e vi avrebbero fondato una comunità agostiniana con le poche benedettine rimaste in loco.
A questo periodo risale l’inizio dell’attività agricola nella zona, con la costruzione di alcuni edifici rurali intorno alla chiesa, dovuta al fatto già accennato che ivi era grande abbondanza d’acqua.
Gli edifci visibili attualmente risalgono probabilmente all’inizio del XIX secolo, e non è stato facile interpetarne la disposizione: alla fine si è giunti alla conclusione che, appoggiata al vecchio nucleo religioso, sia sorta una cascina con una grande corte (secondo il modello lombardo), su cui davano i portici, siti a nord-ovest, e la grande stalla, con portici sui due lati, sita a sud-est; probabilmente posteriore è l’edificio abitativo posto a sud-ovest, che si trova in posizione parallela rispetto alla chiesa, come pure l’ulteriore abitazione innestata su di essa.
Dopo la soppressione del monastero avvenuta nel 1782, la chiesa conobbe un momento di degrado, conclusosi solo con l'acquisto da parte del Comune, avvenuto nel 1960, della cascina e dell’area circostante (70.000 metri quadri). Fonteggio iniziò così a rivedere la luce, anche se si dovette attendere l’inizio del XXI secolo per vedere conclusa la trasformazione della stalla nella nuova sede della biblioteca comunale che dalla cascina e dall’abbazia prese il nome di “Chiesa Rossa”; venne inoltre lasciato a parco lo spazio circostante i vari edifici, onde valorizzarli, e qualche anno fa, dopo che furono terminati i lunghi lavori di restauro della chiesa, il rientro di una comunità religiosa di frati a celebrare funzioni sacre portò anche al recupero dell’edificio rurale che è divenuto loro abitazione.
Nel prossimo articolo vedremo come si presenta il borgo ai nostri giorni .